Il veleno di serpente può essere considerato
una forma di saliva altamente modificata prodotta da alcune famiglie di
serpenti. E' prodotta da una ghiandola che corrisponde a quella che negli
altri vertebrati è la ghiandola parotide. Queste ghiandole velenifere
sono presenti su ciascun lato della testa nella regione sottostante o retrostante
all'occhio o comprese nella regione tra l'occhio, le narici e il palato.
Il veleno di serpente è essenzialmente
un mezzo di sopravvivenza per l'animale, con cui questo può paralizzare
la preda e neutralizzare la sua resistenza. Molte specie di serpenti si
cibano infatti di vertebrati più attivi e più forti di loro,
che essi non potrebbero trattenere o uccidere con azione puramente meccanica.
Il veleno di serpente non è una sostanza semplice bensì una associazione complessa di molte tossine diverse, con funzioni e quantità variabili. Si tratta enzimi che possono essere grandi molecole composte di molte decine di peptidi. In alcuni casi l'azione tossica sul metabolismo è la conseguenza dell'unione sinergica di più sostanze. I serpenti velenosi sono anche dotati di un apparato apposito per l'iniezione e la diffusione della sostanza nel corpo della vittima, in particolare i denti del veleno che possono essere cavi e dotati di canali interni o incisi esternamente. I viperidi sono, tra tutte le famiglie di serpenti, quelli dotati del sistema velenifero più evoluto.
Vi sono due principali gruppi di serpenti velenosi
– o meglio considerati velenosi in modo significativo per l'uomo – ovvero:
i colubridi proteroglifi (includono
gli Elapidi come Cobra, Serpente corallo) e le vipere
(soleoglifi o viperidi, includono Vipere e Crotali).
Queste due famiglie producono due tipologie
di veleno ad azione generalmente diversa. Il veleno dei colubridi proteroglifi
come il cobra ha effetto prevalentemente neurotossico, ad azione rapida,
blocca le trasmissioni nervose e soprattutto le funzioni respiratorie della
vittima. Il veleno dei viperidi invece ha effetti maggiormente emotossici
(specialmente anti-coagulanti) ed ha azione più lenta e prolungata.
Ci sono a dire il vero anche altri due gruppi di serpenti velenosi (così
che le tipologie sono complessivamente quattro) e cioè: i serpenti
aglifi (quelli dall'apparato velenifero più
primitivo, con denti non scanalati) e i colubridi
opistoglifi. Queste due sottofamiglie di rettili hanno tutti denti
veleniferi collocati in posizione non frontale, bensì arretrata
nella mandibola, hanno piccole dimensioni e di solito non sono tra quelli
considerati "velenosi" per l'uomo. In realtà non è corretta
una distinzione netta tra specie velenose e non, il veleno degli opistiglifi
infatti è tendenzialmente identico a quello degli altri colubridi
e non è sempre possibile stabilire un confine preciso nella pericolosità
delle specie. E' da considerare che i veleni dei serpenti sono tossici
sul metabolismo solo se iniettati direttamente nel sistema circolatorio,
non se ingeriti, non si tratta perciò di sostanze nocive in senso
assoluto.
Il veleno dei serpenti si presenta come una miscela di differenti zootossine e di enzimi ad azione specifica. Alcuni di questi enzimi non sono sempre tossici in sè, ma agiscono sulla permeabilità cellulare nei confronti di altre sostanze rendendo i tessuti della vittima più vulnerabili alle altre sostanze iniettate.
Le tossine contenute sono di diverse famiglie chimiche: